The Museum of Mechanical Renaissance Series
The Museum of Mechanical Renaissance nasce da un desiderio, sopito per troppo tempo e non più procrastinabile: quello di confrontarmi, in qualità di fiorentino d'azione, con le opere di colui che ritengo il Genio assoluto del Rinascimento: Michelangelo Buonarroti.
Per 20 anni ho avuto residenza in Via Ghibellina e quasi ogni giorno mi son trovato a passare dinanzi alla sua casa-museo.
Non potevo più sottrarmi. Il mio unico cruccio era il rispetto doveroso alla grandezza del Genio e la cifra formale.
Da anni conduco una personale riscrittura del patrimonio iconografico classico, moderno e contemporaneo. L'elemento motore è sempre la volontà-necessità di disarticolare, frammentare e quindi stravolgere, quale gesto di iconoclastia, l'oggetto (icona) sottoposto ad indagine. Non per mera volontà dissacratoria bensì per la necessità di definire percorsi di percezione eretici, non omologabili.
In Michelangelo mi ha sempre colpito la potenza e la dinamica delle masse corporee, l' energia, a volte rappresa, che da queste scaturisce. Da qui l' anomala relazione con la macchina, o meglio, il marchingegno.
Un marchingegno infranto, non funzionale, al di là della valenza espressiva. A questo si aggiunge l'elemento dissonante, eterogeneo, come altra cosa, seppur presente, che ha lo scopo di ridefinire una collocazione temporale. Argomento a se stante è l' icona per antonomasia: il David che ho rappresentato nell'accezione "itifallica", contraddizione manifesta della natura dello stesso.
Il mio lavoro è fatto di accumulazione di segni, di ritmo asimmetrico di questi e soprattutto di citazioni le quali non hanno necessità di spiegazione alcuna.